Lei dunque capirà

16 GENNAIO 2017 - Teatro Sociale

di Claudio Magris
drammaturgia Magherita Rubino
regia Daniela Ardini
musiche Daniele D’Angelo
scene Giorgio Panni e Giacomo Rigalza
costumi Elisabetta Zinelli
con Elisabetta Pozzi
produzione Lunaria Teatro

 

La vicenda si svolge in una misteriosa Casa di Riposo, dove viene accolta l’anziana signora protagonista del monologo. 

La donna si rivolge al Presidente dell’ospizio attraverso una lunga confessione, che racconta l'appassionato e intenso legame d'amore che l'ha unita sin dalla giovinezza a suo marito. Lui è uno scrittore eccessivo, impulsivo, viziato dai troppi riconoscimenti, un nevrotico che solo accanto a lei è diventato un uomo vero.

La donna ricorda la sua malattia, la necessità del ricovero nella Casa e lo smarrimento del consorte che, rimasto senza di lei, vive in solitudine e senza uno scopo. Per rompere questo isolamento l’uomo decide di andare a trovare la sua compagna là dove è reclusa, e riportarla con sé nel mondo. Con molta insistenza, il poeta riesce ad ottenere un permesso speciale dal Presidente.

Parola dopo parola, il bizzarro luogo di soggiorno di cui parla la donna si rivela ben più di una semplice Casa di Riposo: è un luogo di sospensione, di non ritorno, è l’aldilà. 

E i due protagonisti non sono altro che Orfeo ed Euridice.

Claudio Magris rivisita con ironia e leggerezza il grande mito classico, e lo capovolge: non è Orfeo che si volta per troppo amore, incapace di pazienza e di attesa, ricacciando la consorte nelle tenebre, ma è Euridice che lo chiama con voce forte e sicura, sapendo che lui non avrebbe resistito e si sarebbe voltato.

Euridice decide infatti di vanificare la prova di coraggio di Orfeo perché intuisce che il vero motivo che ha ricondotto il marito da lei è sapere com’è l’aldilà, per poi descriverlo in versi sublimi.

Ma della morte nessuno sa niente, nemmeno i morti, nemmeno lei. 

Euridice col suo richiamo compie un ultimo gesto di amore: non volendo deludere il suo poeta, rinuncia a tornare al mondo.

Lei dunque capirà perché, quando eravamo ormai prossimi alle porte, lho chiamato con voce forte e sicura, la voce di quando ero giovane, dallaltra parte, e lui sapevo che non avrebbe resistito si è voltato, mentre io mi sentivo risucchiare indietro, leggera, sempre più leggera, una figurina di carta nel vento…”.

A una delle più grandi attrici del teatro italiano è affidato questo commovente e lieve monologo sull’amore coniugale.


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