DAL 22 FEBBRAIO 2017 AL 26 FEBBRAIO 2017 - Teatro Sociale
di Carlo Goldoni
regia Giorgio Sangati
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Claudio De Pace
trucco e acconciature Aldo Signoretti
con (in ordine alfabetico) Fausto Cabra, Leonardo De Colle, Federica Fabiani, Elisa Fedrizzi, Ruggero Franceschini, Sara Lazzaro, Sergio Leone, David Meden, Daniele Molino, Nicolò Parodi, Valentina Picello, Marta Richeldi, Sandra Toffolatti
produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
“Questa, Lettor carissimo, è una Commedia veneziana, venezianissima...”, scrive Goldoni nella prefazione di Le donne gelose, la sua prima commedia scritta interamente in dialetto, che segna il passaggio dalla maschera all’attore. L’ambiente è il sestiere di una città che è di per sé un mondo separato dal mondo, eppure tutto sembra scritto per noi. La crisi morde, i negozi soffrono, i piccoli commercianti si fanno la guerra, le fortune si mettono in gioco e alla fortuna del gioco si affidano illusorie speranze, su tutto dominano il denaro e l’incubo di diventare poveri. Lo sfondo, poi, è il Carnevale, la voglia di festa continua. Insomma, l’Italia. Giorgio Sangati interpreta una delle opere meno frequentate di Goldoni correggendo qualche luogo comune, imprimendo la sua visione su una commedia che fa ridere molto, di noi, anche con amarezza.
Un mondo claustrofobico, segnato prima ancora che dalla crisi economica da una deriva morale che trascina i protagonisti in un vortice di dipendenza patologica dal gioco, in un turbine di gelosie e invidie deliranti. I rapporti umani sono ipocriti; le relazioni corrose, ammuffite, perennemente condizionate da motivi economici. Imperano il culto del denaro e una fiducia ossessiva nell’azzardo. Nessuno lavora, ma le energie si sprecano, tutti si affannano, si inseguono, si consumano, senza trovare una via d’uscita. L’unico piacere (sadico) per i protagonisti sembra derivare dalla contemplazione delle disgrazie altrui.
Giorgio Sangati
La scommessa è sugli attori ed è vinta: Valentina Picello, Sandra Toffolatti e Fausto Cabra. Citiamo solo loro a nome di tutto il cast, che doma il veneziano stretto del testo (sovratitolato) restituendolo con non scontata limpidità.
Sara Chiappori, la Repubblica Milano
Resta la cura consapevole, elegante dell’allestimento e la bella scena finale con il bravo Fausto Cabra, l’Arlecchino, ormai sbiadito e senza colori, che si perde, come una vecchia immagine abbandonata, sotto la pioggia livida.
Anna Bandettini, la Repubblica
Durata: 3 ore con intervallo