Abramo

DAL 08 GENNAIO 2017 AL 09 GENNAIO 2017 - Teatro Sociale

di Ermanno Bencivenga
adattamento e regia Teresa Ludovico
luci e spazio scenico Vincent Longuemare
costumi Cristina Bari e Teresa Ludovico
con Augusto Masiello, Teresa Ludovico, Christian Di Domenico, Michele Altamura
Gabriele Paolocá, Domenico Indiveri
produzione Teatri di Bari / Kismet

 

Ci sono storie antiche quanto il mondo, storie incise sulla pelle degli uomini, storie che si tramandano di generazione in generazione, di mare in mare, di terra in terra.  Ecco il nostro Abramo che possiede migliaia di pecore che brucano l’erba di una terra benedetta dal Signore.
Ecco Sara, sua moglie, che accudisce Isacco, il suo unico figlio, dono ricevuto quando ormai era impossibile sperarlo. Ecco i viandanti, venuti da molto lontano, che chiedono ad Abramo di sacrificare il giovane Isacco. Il nostro Abramo impugnerà il coltello del sacrificio e alzerà il braccio… in nome del Signore, il suo Signore onnipotente, in nome della fede, la sua fede. Il nostro Abramo è un riflesso dell’illustre antenato e il suo Signore è un fantasma dominato come lui dall’ira, dall’invidia, dalla vendetta e dalla paura, paura di cedere il bastone del comando, paura dell’altro, degli altri che cavalcano l’onda, le dune del deserto e si presentano alle porte per reclamare una primogenitura o un pezzo di terra. Allora bisogna difendersi e non abbassare mai la guardia.
Il nostro Abramo è una maschera delirante, grottesca che trasforma, con la sua scelta ottusa, la sua casa in un cumulo di macerie. Di secoli in secoli… ecco il nostro tempo.

Teresa Ludovico

 

 

Un filosofo contemporaneo di rilievo come Ermanno Bencivenga ha voluto immaginare un'alternativa alla narrazione biblica. Abramo esegue senza riserve l'ordine divino trasmessogli dai tre misteriosi viandanti. La madre Sara impazzisce per il dolore, Abramo rientra torvo nella sua tenda. Ma è qui che inizia lo sbalorditivo ribaltamento della vicenda attraverso il ritorno dei tre messaggeri divini che erano venuti a recargli il comando di morte. Era in quell'assurdo imperativo la vera prova della fede del patriarca, una prova purtroppo fallita. Infatti, «la prova era avere abbastanza fede in Dio da saper rifiutare quelle parole perché la tua fede ti insegnava che non potevano venire da Lui». Quella di Abramo è stata una fede aberrante, fondamentalista, che si opponeva alla verità dell'amore in nome di un dio idolatrico. Il vero Dio non esige mai che la sua creatura rinunci alla sua dignità, alla sua libertà. 

Gianfranco Ravasi, Il Sole24Ore


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